Per “problema mente-corpo” si intende la complessa trama di questioni
sollevata dalla relazione peculiare tra fenomeni mentali quali percezione e
pensiero, e fenomeni naturali, il cui dominio è definito per via empirica dalle
scienze, in primis dalla fisica. Il concetto di mente è ricondotto in
genere a René Descartes, che lo introduce al posto di anima, intesa come
principio di tutte le facoltà psicofisiche del vivente, tradizionale
pendant del corpo nella riflessione antica. Depurata dai requisiti più
strettamente legati alla corporeità, la mens cartesiana ha come
prerogativa essenziale il solo pensiero, i suoi modi propri (la sensazione) e le
facoltà ad esso congiunte (l’immaginazione), determinazioni che prefigurano la
concezione ancora in uso. Se la mente è il portato della riflessione moderna,
l’idea della sua polarità con il corpo ha una gestazione più remota. Le sue
prime attestazioni documentate risalgono al mondo classico, all’epica e alla
lirica arcaica (VIII-VI sec. a.C.). Omero oppone la psyché al
soma, significativamente il cadavere, il corpo morto. Legato a
pneuma da una comune radice etimologica, il termine psyché
rimanda a sua volta al soffio vitale che si manifesta nel momento in cui
abbandona in via temporanea (svenimenti) o definitiva (morte) il corpo,
riferimento conservato dagli equivalenti latini anima e
spiritus e presente anche in altre culture quali quella ebraica e
araba. Forza vitale cosmica e impersonale, al tempo stesso la psyché si
insedia in un corpo specifico, contribuendo non soltanto a vitalizzarlo, ma
anche a dotarlo, in maniera ancora confusa, di un’identità soggettiva
permanente. Sopravvive, infatti, al corpo nell’Ade in quanto eidolon,
immagine diafana e tuttavia riconoscibile, copia esangue di un individuo
determinato. L’idea di anima come centro unitario della personalità, sede delle
funzioni psichiche e cognitive dell’essere umano, oltre che di quelle vitali, è
qui solo embrionale; bisogna attendere l’apertura di una discussione
propriamente filosofica sulla sua natura, che contribuirà a mettere a punto i
rapporti che la legano al corpo. Sebbene non vi sia una perfetta corrispondenza
tra le coppie psyché-soma, anima-corpo e mente-corpo, la sintassi
profonda che articola il confronto rivela una certa persistenza, gettando un
ponte tra le concezioni antiche e quelle moderne e contemporanee. Pertanto,
nonostante la distanza che ci separa da esse, è possibile applicare loro
classificazioni nate in epoca moderna e ancora in uso nella filosofia della
mente contemporanea, distinguendo due orientamenti filosofici di base, il
“dualismo” e il “materialismo”, ai quali si aggiunge un terzo paradigma,
l’“ilomorfismo”, che caratterizza la posizione sui generis assunta da
Aristotele.